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  la potatura dell'olivo 28/04/2024 01:00 (UTC)
   
 


La potatura dell’olivo secondo Sandro Federico titolare dell’Arbotecna
Ridurre i costi della potatura nell’oliveto,facendo meglio..

Se viene lasciato sviluppare naturalmente l’olivo, assume una forma irregolare, cespugliosa, con chioma sviluppata in tutte le direzioni prevalentemente in ampiezza o in altezza a seconda della specie. Senza troppo contrastare la tendenza di accrescimento,si deve guidare la crescita in modo che le varie parti della chioma siano equilibrate nello spazio e con una buona esposizione; la stessa potatura e la raccolta delle olive sono operazioni che condizionano la potatura stessa facendo si che le stesse si possano eseguire senza troppe difficoltà.
Esistono, generalmente, due tipi di potatura: la potatura di allevamento delle giovani piante e la potatura di mantenimento o produzione.La prima ha la finalità di dare alle piante un portamento consono alle esigenze di raccolta con uno scheletro da definire sin dall'inizio, con chioma che deve ricoprire l’intera circonferenza e che non vada troppo in alto permettendo facilmente di compiere le operazioni di potatura e di raccolta. Le varie forme di allevamento comunemente usate sono: il vaso policonico, il monocono, la palmetta,il vaso rovesciato e la ipsilon; forme ottenute con una potatura relativamente leggera che favorisce una precoce entrata in produzione,(si ricorda che 3 anni sono sufficienti per l’entrata in produzione). Si ottengono osservando la pianta e rinnovando quindi la rotazione dei rami togliendo ciò che ha fruttificato.Queste forme, mantenendo nel tempo gran parte della chioma fruttificante, permetteranno inizialmente una raccolta più facile (questa potatura ha lo scopo di contribuire a mantenere nelle giuste proporzioni l'attività vegetativa e quella produttiva e di ridurre il più possibile il fenomeno dell'alternanza che caratterizza quasi tutte le varietà di olivo); col tempo sarà comunque possibile modificare la forma della chioma a proprio piacimento rinnovando la vegetazione.
La potatura permette di eliminare, con vari strumenti da taglio, i rami a frutto per rinnovare e favorire lo sviluppo d branche fruttifere della pianta, modellando la forma della pianta per regolarne la crescita ed il portamento in base alle proprie esigenze colturali e di distribuire in modo omogeneo l'illuminazione della chioma. Scopo di tutti questi interventi è favorire la produttività ed aumentarla in rapporto equilibrato allo sviluppo annuale della pianta. La potatura ha un costo significativo che incide sui bilanci della produzione e l’applicazione di queste indicazioni porta a risparmi anche superiori al 40% della spesa totale di mantenimento perché non sottomette a stress violenti le piante consentendo loro di usare gli zuccheri di riserva per scopi diversi dalla compartimentazione(operazione che forma la 4° barriera ossia la difesa da funghi parassiti o batteri vari). Le forme di allevamento a chioma libera sono adatte per oliveti tradizionali e impianti intensivi.
La messa a punto di strategie che sfruttano le caratteristiche dell’olivo, riducono al minimo gli interventi grazie all’esemplificazione consentendo minore spesa di gestione purchè non viene compromessa la produttività dell’albero. Causa la carenza di manodopera specializzata nelle aree olivicole italiane è diventata molto importante la formazione di nuovi arboricoltori tramite corsi che hanno sì un costo, ma viene ammortizzato mantenendo poi una produzione elevata e una diminuzione dei costi di produzione.

1) E’ necessario che l’arboricoltore conosca il modo in cui vegeta, fruttifica e reagisce ai tagli. 2)Tagliare troppo provoca la “fame “dell’albero così reagirà in maniera spropositata costringendoci a intervenire più volte col risultato di stressare la pianta e indebolirla.
3)Le numerose gemme latenti sono capaci di germogliare e ricostituire intere parti della chioma in seguito a danni meccanici o da stress provocati ad es. dal gelo o dalle scottature. 4) La notevole capacità di germogliamento e i tagli di potatura consentono di ringiovanire la chioma a rotazione.

E’ sulle infiorescenze ascellari dei rami misti che si riscontra la produzione maggiore. Durante il periodo di sviluppo dei frutti è possibile prevedere la produzione per l’anno seguente, che è proporzionale al numero delle gemme del germoglio successivo. I rami a frutto sono limitati nel numero e incidono poco sulla produzione. Oltre ai rami a frutto e rami misti, è utile distinguere i rami a legno.Solitamente molto vigorosi si distinguono tra succhioni e polloni i primi si notano nella parte aerea, i secondi dalla zona del pedale. Entrambi questi tipi di ramo sono indice di abbondanza di energie e di solito, la presenza di succhioni è dovuta a eccessiva vigoria, severe potature, eccessivo ombreggiamento di zone della chioma, branche molto inclinate, eccesso d’irrigazione o di concimazioni azotate.La risposta ai tagli e alle inclinazioni è molto marcata nell’olivo. Nel primo caso si ha normalmente un’abbondante emissione di nuovi germogli, nel secondo la vigoria dell’asse inclinato si riduce all’aumentare dell’angolo di inclinazione rispetto alla verticale, mentre aumenta la probabilità di emissione di succhioni nella parte ventrale del ramo. I rami meno inclinati hanno maggiore spinta vegetativa rispetto ai rami più inclinati;
i tagli utilizzati nella-- potatura sono di eliminazione, mentre quelli di cimatura o raccorciamento sono limitati ad alcuni casi particolari;

La produzione dell’olivo è tendenzialmente instabile e varia secondo cicli di solito biennali, per cui a un anno di elevata produzione segue uno di scarsa produzione. L’alternanza di produzione tende ad aumentare con l’età dell’albero e, una volta instauratasi, è difficile da attenuare o rimuovere si deve quindi cercare di evitare che si instauri questo fenomeno contrastando l’alternanza con la potatura da me descritta.


Le varie fasi di sviluppo influenzano la potatura
La mole di lavoro aumenta con l’avanzare dell’età dell’albero, per cui sarà più leggera in fase di allevamento e più energica nei vecchi alberi.
Nei giovani olivi la potatura si limita a pochi tagli necessari per indirizzare la pianta nella forma voluta. Potature severe durante la formazione, riducono il potenziale di crescita dell’albero stimolando l’emissione di rami a legno vigorosi.Si elimineranno polloni e succhioni inseriti verso il centro della pianta, togliere i rami che si incrociano e che rischiano di compromettere la conformazione stessa della pianta. In zone esposte all’azione di venti dominanti è importante che le piante siano alleggerite nel lato sottovento della chioma per evitare forme a bandiera o asimmetrie.nei vecchi impianti occorre valutare la capacità di rinnovo della superficie fruttificante e conoscere la produzione dell’oliveto negli anni passati. Tradizionalmente la potatura prevedeva l’eliminazione di parte dei rami a frutto e,non solo,per evitare competizione tra loro ma se si osserva la pianta con attenzione si può risparmiare il numero dei tagli eliminando intere brachette,che si sono piegate col peso della fruttificazione,fino al ricaccio più vigoroso intervenendo piegandolo se occorre. Con lo stesso taglio si elimineranno i rami esauriti presenti. Se l’accrescimento dei germogli terminali è tale da garantire un adeguato rinnovo,non è necessario effettuare i tagli di ritorno su tutte le branche. Se l’albero é in equilibrio, i tagli devono essere effettuati su poche branche per agevolare la rotazione, tutte le branchette in esaurimento devono essere eliminate tagliando nel punto di inserzione.Si può così mantenere l’olivo produttivo per molti anni con interventi di potatura limitati.Per non squilibrare ulteriormente l’albero,l’eliminazione dei succhioni dovrà essere comparata alla vigoria.
Dovrà essere invece severa la potatura di alberi vecchi, con uno scarso vigore, deperiti per traumi dovuti spesso all’opera dell’uomo. Potature energiche,non solo diminuiscono la produzione ma stimolano il ricaccio nei pressi delle superfici di taglio. L’asportazione dei polloni deve essere eseguita almeno una volta all’anno “in tutti i casi”. Si possono evitare danni da gelate lasciando qualche ramo che và verso l’interno che daranno comunque frutti e che,a parer mio,possono essere trattati esattamente come il resto della pianta ma,se dovessero manifestarsi,si ottiene un germogliamento maggiore con un taglio alla ceppaia piuttosto che sulle branche o sul tronco stesso.
Decidere quanto tagliare è un’operazione fondamentale
Oggi si tende a potare troppo l’olivo e ciò non giova né alla pianta,né alla produzione e né ai costi delle operazioni stesse.E’ importante saper valutare come,quando e cosa tagliare perché ciò ci permette di abbattere i costi lavorando meno e producendo di più. La vigoria e il numero di succhioni e polloni sono sintomi che ci aiutano a capire che uno squilibrio vegetativo c’è e spesso è dovuto a interventi sconsiderati o semplicemente eccessivi che provocano la carenza di zuccheri e la pianta reagisce perché affamata ma lo fa in tutte le direzioni e in maniera da costringerci ad intervenire più volte per riequilibrare la situazione. E’ sbagliato pensare di risolvere il problema eliminandoli tutti poichè il problema si ripresenta. E’ preferibile, invece, rimuovere solo quelli inseriti in posizioni tali da risultare scomodi o perché sconvolgono la struttura o lo sviluppo della chioma.Come sappiamo i succhioni stessi vanno in produzione e a volte può far comodo piegarli o effettuare una circoncisione anulare in modo che la linfa elaborata resti nel ramo e produca così una frittificazione abbondante prima di essere eliminato.
Lo stato di salute dell’albero è verificabile tramite i suoi ricacci.Germogli inferiori ai 20 cm alla fine del periodo di crescita indicano sofferenza o debolezza.Quando il legno vecchio (diciamo di almeno 3 anni) è in rapporto superiore al legno giovane (di uno o due anni) è sintomo di scarso vigore o deperimento. Occorre quindi intervenire potando energicamente.
E’ consigliabile ridurre l’intensità della potatura negli anni di minor produttività in modo da avere nell’anno successivo un maggior numero di rami disponibili alla fruttificazione. Si ricorda inoltre che non si deve asportare più del 30%,della chioma vivente,per ogni intervento su alberi adulti,mentre sugli alberi giovani non superare il 20% per non provocare le reazioni accennate precedentemente.

La frequenza di potatura
Mantenere una rotazione costante è fondamentale per la produttività dell’oliveto
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La potatura sarà più severa dopo un’attesa di due o tre anni rispetto a quella che si sarebbe effettuata annualmente, in modo da assicurare un sufficiente accrescimento vegetativo e rinnovo dei rami a frutto per l’intera durata del turno,ma secondo i miei riscontri posso affermare con certezza che la potatura annuale garantisce una produttività maggiore mantenendo gli alberi in maggior salute perché i tagli saranno di dimensioni minori ed infine,perché elimina quasi totalmente il fenomeno dell’alternanza quindi,ci costa di meno.Se si arriva alla motosega poi,allora qualcosa non ha funzionato! Prove condotte nella Maremma toscana in oliveti adulti gestiti con potatura biennale, effettuata principalmente con la motosega, per oltre 20 anni non hanno determinato cali di produzione (ma nemmeno incrementi!) Ognuno traesse le proprie conclusioni,certo è che l’olivo è una pianta in grado di ricostruirsi completamente in pochi anni ma è poi in funzione della raccolta e del rispetto nei confronti degli alberi che si stabilisce come e quando intervenire.

La forma da dare
Un tempo si lasciavano crescere le piante come loro stesse sapevano e ne raccoglievamo i frutti;oggi l’uomo ha perfezionato sempre più il metodo di raccolta e di potatura afiinchè fosse maggiore il guadano tratto.La scelta della forma di allevamento va fatta prima dell’impianto dell’oliveto e deve essere basata principalmente sul tipo di raccolta stesso che si dovrà attuare. Si sono brevettati addirittura metodi di raccolta meccanica che ci impongono di lasciare un unico tronco fino all’altezza di almeno 1,3 metri. Per la raccolta manuale a parer mio la si può lasciar andare come meglio crede anche se poi siamo noi a stabilire fino a dove vogliamo arrivare con le scale che sono un attrezzo statisticamente pericoloso.Ci sono poi le manine ad aria compressa o elettriche che ci impongono di portare la chioma ad un’altezza di 4m. circa e con rami solo ed esclusivamente rivolti verso l’esterno e non è necessario impalcare le piante su un unico fusto.

La forma di allevamento più diffusa nell’olivicoltura italiana è quella a vaso. Alberi allevati a vaso hanno di solito un fusto unico di altezza variabile da cui si dipartono varie branche diversamente orientate, con un’inclinazione approssimativamente ideale di 45°. Le varie branche dovrebbero essere orientate in modo da assorbire la massima quantità di luce. Il centro della chioma viene spesso privata dei rami, in modo da lasciar penetrare la luce e far sì che vengano impollinati i rami interni. Il rinnovo della superficie fruttificante è l’unica accortezza che il potatore deve avere. La vibrazione impartita dal braccio scuotitore verrebbe dissipata se i rami non fossero inseriti in una struttura rigida,ci si deve quindi privare di rami penduli che,per contro,danno ottimi ed abbondanti grappoli di olive.Ci sono poi:la forma a monocono,facile da mantenere con mezzi di potatura meccanizzata,a ipsilon ecc.A noi (in Sabina)ci interessa la cosiddetta forma a vaso che abbiamo trattato e spero nel mio intimo di essere stato esaustivo. Buon lavoro!




















Conclusioni
Oggi si è giunti ad un punto in cui tutto è portato ai massimi livelli in quanto non viene riconosciuta né la qualità del prodotto, né il lavoro che serve ad ottenerlo,né il rispetto degli alberi stessi che stanno sì per soddisfare noi ma che hanno una loro vita e se la rispettassimo l’albero ci ripagherebbe con raccolti abbondanti e più sani. L’ausilio di attrezzi agevolatori per la potatura costituisce un ulteriore elemento di risparmio certo ma è conoscendo la fisiologia dell’albero che si può azzeccare il modo più corretto di intervenire in base sempre,alle nostre aspettative ed esigenze.Secondo le stime l’intensificazione colturale in olivicoltura porta vantaggi produttivi e gestionali se la densità d’impianto non supera circa 500 piante/ha ma per esperienza personale ne bastano 350 nella stessa superfice per ottenere migliori risultati. “Sesti d’impianto di 6 x 3 m, che si sono diffusi a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, si sono spesso rivelati di difficile e onerosa gestione nella fase adulta per l’eccessiva altezza delle chiome. Di recente si stanno diffondendo, soprattutto all’estero, oliveti superintensivi (oltre 1000 piante/ha) per la raccolta in continuo con macchine scavallatrici. La sostenibilità di questi oliveti oltre i 10 anni d’età e l’adattabilità alle cultivar italiane di maggior pregio appare tuttora problematica. Inoltre, parte dei risparmi dovuti alla raccolta in continuo sono compensati da elevati costi della potatura, che deve essere eseguita quasi esclusivamente a mano per eliminare i rami di diametro superiore a quello consentito dai bracci presenti all’interno del tunnel di lavoro della macchina raccoglitrice, contenere il volume della chioma, e rinnovare la superficie produttiva. In definitiva, la validità economica di tali impianti va attentamente valutata caso per caso”.Non diamo retta a questi richiami,l’olio della Sabina si deve distinguere per qualità e a far si che venga riconosciuto dovete essere voi che li possedete,li curate ,li vivete.nel tempo si sono sperimentate varie forme di allevamento considerando vari aspetti negativi sulla produzione o qualità dell’olio. L’applicazione della potatura minima può consentire notevoli risparmi alle aziende produttrici. In molti casi i problemi principali derivanti dallo sviluppo di strategie di potatura minima sono di ordine psicologico a causa dell’aspetto disordinato delle chiome e alla rottura dei canoni a cui sono abituati i potatori.Si dice ancora che è bene svuotare le piante al centro,togliere i secchioni e i polloni…Finito! Credo che per far questo basta mettere da parte millenni di cultura e di coltura dell’olivoe che,soprattutto,lo sappiano fare tutti!Gazie





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